Preview del mondo Arret



"E' successo tutto in una notte oscura. Rose e i suoi genitori stavano andando a guardare le stelle, quando questi sono scomparsi. 

Almeno, è ciò che lei ricorda. Questo e tutti gli insegnamenti che fin da piccola le avevano dato.

La passione per l'universo, per esempio. Il credere nei mondi paralleli... in uno, soprattutto. Quello che le raccontavano un giorno ci sarebbero andati insieme: l'Arret.


Convinta che i suoi genitori si trovino là, farà di tutto pur di andarci. E rincontrarli".

STRALCI DI "ARRET"






"Beh, sì…" tergiversai, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Fissavo ostinatamente le mie scarpe, ma lui dovette intuire lo stesso quali fossero i miei pensieri. Del resto eravamo amici da troppo tempo, ormai, perché potessi nascondergli qualcosa...






Mi picchiettò leggermente la tempia con un dito, poi si mise a correre verso l’immenso prato dietro casa, il posto che più adoravo al mondo. "Dai, andiamo a vedere!" esclamò, voltandosi un attimo verso di me. Subito però il suo sguardo tornò alla collina. In lui la curiosità aveva sempre la meglio...



Dopo appena un paio di passate, vidi qualcosa che mi sbalordì. Mi sorprese anche essermi resa conto del cambiamento, data la velocità con cui era avvenuto. All’improvviso mi trovai circondata da una miriade di fili, o piuttosto strisce colorate strette fino ad assumere le sembianze di fili da cucito...


Le creaturine che mi trovai davanti erano verdi, avevano una testa gigantesca e un corpicino esile, deforme e gommoso. Il loro aspetto era piuttosto strano, ma la forma del corpo era comunque simile a quella umana. Non appena mi videro, iniziarono a urlare...

Avrei davvero voluto vedere i miei genitori” mormorai, non so se a lui o a me stessa. “Non li avevo ancora trovati, nel mio sogno…”Gli occhi mi s’inumidirono, e dovetti sforzarmi di ricacciare indietro le lacrime...

Che fosse proprio erba lo capivo dalla forma, dall’odore caratteristico e dalla morbidezza con cui mi accarezzava i piedi, che calzavano solo un paio d’infradito. Era proprio un prato, quindi, ma non era verde, bensì azzurro. Il cielo invece era rosa.

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